Ci sembrava di avere trovato la chiave segreta del mondo

C’era la neve con il suo silenzio rassicurante e c’eravamo noi a guardarla scendere da sotto il piumone. C’eri tu che ti preoccupavi che io fossi ben coperta e che non prendessi freddo. C’eri tu che riesci a farmi ridere fino alle lacrime. C’eri tu che dovevi mettere una cosa sola nello zaino e sei riuscito a dimenticartela e c’erano le nostre risate quando hai aperto lo zaino ed era vuoto.

C’eri tu che riesci a farmi emozionare con un frase sul nostro futuro e io vorrei che tutto ciò che stiamo progettando per il nostro domani, fosse realtà già oggi.

C’eri tu che riesci a sussurrarmi che sono bella anche se avevo addosso quel pigiama discutibile.

C’eri tu e ovunque io sia, se sono con te mi sento a casa.

 

 

 

 

 

 

TAG GAME: 25 Bookish Things

Quel gran Dio metallaro di Zeus ha pensato bene di taggarmi per questo “25 Bookish Things” e come si fa a dire di no a Zeus?! Non si può, non si può. Quindi eccomi con i miei 25 aneddoti legati ai libri! Non taggerò nessuno, ma sentiti liberi di farlo anche voi se vi fa piacere.

 

  1. Per me la libreria è un luogo molto rilassante. Ci vado spessissimo e ci passo delle ore, non sempre faccio  acquisti, ma mi piace curiosare, sfogliare, annusare.
  2. Appunto, annusare. Io annuso i libri, sempre e da sempre.
  3. Per le ragioni espresse ai punti 1 e 2, non compro assolutamente libri online e  Kindle non fa per me.
  4. Fanno eccezione al punto 3 i libri scientifici, quelli li compro online perché non si trovano nelle librerie.
  5. Preferisco le librerie piccole e prive di “marchio” rispetto alle grandi catene.
  6. Passo tantissimo tempo nel settore dedicato ai libri per bambini perché ne sono affascinata. Ci sono libri con storie geniali e mi annoto ogni volta i titoli dei libri che vorrei un giorno prendere per i miei figli (alcuni li acquisto, lo ammetto).
  7. Non mi piace ricevere libri in regalo perché, come dicevo, mi piace passare tempo in libreria e preferisco acquistarli da sola.
  8. Non faccio mai le orecchie alle pagine, sono un brava personcina.
  9. Io colleziono segnalibri, ne ho un centinaio…ma…
  10. …ma spesso mi spiace usarli perché sono disordinata e ho paura di perderli, quindi li compro, li ordino per bene nel loro cassetto e utilizzo come segnalibro delle cartoline comprate durante i miei viaggi . Le cartoline comprate in Irlanda sono le più gettonate.
  11. Sottolineo a matita le frasi che più mi hanno colpito e spesso le ricopio sulla mia moleskine. Per me i libri vanno sì tenuti molto bene, ma devono essere vissuti e quindi ben vengano le sottolineature.
  12. Ovviamente le sottolineature sono a matita e ovviamente posso farle io sui miei libri. Se presto un libro e torna sottolineato, scatta la violenza fisica.
  13. Ho una sezione della libreria dedicata ai libri in lingua francese.
  14. Ho acquistato molti dei miei libri ai mercatini dell’usato e, se leggendo, scopro qualche sottolineatura o qualche appunto a margine, la cosa mi piace ancora di più.
  15. I luoghi dove leggo di più sono il letto e il treno, forse più il treno.
  16. Odio i libri con le copertine rigide.
  17. Ci sono libri che ho riletto tantissime volte, per esempio Il maestro e Margherita (di cui ho tre edizioni), Cent’anni di solitudine, Il piccolo principe e Il vecchio e il mare (il libro che ho letto più volte in assoluto).
  18. Ci sono libri che ho lasciato a metà, mea culpa.
  19. Mi piace tantissimo leggere ad alta voce.
  20. Adoro i libri di fotografia naturalistica, ma ne ho pochi perché costano un patrimonio.
  21. Nella mia libreria, i libri sono ordinati rigorosamente per autore.
  22. Ho una sezione della libreria dedicata a Fabrizio De André e in questo angolo non ho solo libri dedicati al Faber, ma anche i suoi cd, un quaderno con articoli di giornale che lo riguardano e i vinili.
  23. Ho comprato libri non conoscendo l’autore, la storia etc ma solo in base alla copertina. Non sono mai stati grandi acquisti.
  24. Non ho un genere preferito, ma ho un genere che non sopporto: fantasy.
  25. Una delle prime cose che faccio quando entro in libreria è andare a vedere la classifica dei libri più venduti e molto spesso ciò è seguito da una incazzatura.

E’ meglio farsi i cazzi propri.

Io ho tanti difetti, ma uno mi fa soffrire particolarmente: la troppa gentilezza.

Lo considero davvero un grande difetto perché faccio le cose a fin di bene e non vengo capita o la gente è stronza e se ne approfitta o la gente è stronza e io non lo capisco. Perché se io dico le cose con gentilezza e garbo e mi si risponde in modo acido, allora vaffanculo.

Comunque, dato che mi sono un po’ rotta il cazzo: arrangiatevi. Risolvetevi i vostri problemi da soli, perché io ne ho abbastanza dei miei.

Amen.

 

 

Comunque questo post lo avevo scritto ieri e ho provato a programmarlo in modo che venisse pubblicato ora, dato che ora sono a lavoro e mi veniva difficile. Se lo state leggendo ora (cioè il 20 febbraio), ci sono riuscita e quindi applausi per me, che generalmente sono tecnologica come una suola.

 

 

Beata tra le “bestie”

C’è la stanchezza. Le tante ore passate in piedi. Le festività mai passate a casa. I fine settimana passati quasi sempre in clinica. La gente che ti chiede se per fare il veterinario serve un diploma. Chi non ti considera un medico perché sei donna. Chi ti considera un medico di serie B perché sei “solo” un veterinario. Chi si lamenta di 30 euro di una visita, ma ne spende 700 in un telefono. C’è un po’ di carogna nei confronti di chi lavora sempre cinque giorni a settimana, si fa almeno 20 giorni di ferie l’anno e ha il coraggio di lamentarsi che lavora troppo. Ci sono le ore libere passate sui libri nel tentativo di capirci qualcosa del caso che hai visto la mattina. C’è uno stipendio che, nonostante le circa 60 ore di lavoro settimanali (a volte di più), non ti permette di pagare l’affitto di due metri quadrati sotto un ponte.

Ci sono i pomeriggi come quello di oggi, in cui ti trovi a dover fare l’eutanasia ad un cane che hai avuto in cura per mesi ma nonostante tutti gli sforzi, la malattia ha vinto. Ci sono dei momenti in cui il massimo che puoi fare è alzare le spalle e guardare il tuo paziente negli occhi e sperare di aver almeno alleviato un po’ la sua sofferenza. Ci si sente sopraffatti da un senso di impotenza che lascia senza fiato e senza forze, anche se ciò che si sta facendo in quel momento è giusto . A volte riesco ad esser forte e a trattenere le lacrime, ma oggi no. Oggi è stata più dura del previsto. Oggi le lacrime sono scese e l’abbraccio del proprietario che mi ringrazia per tutto ciò che ho fatto per il suo cane non lo dimenticherò mai.

Ma ci sono anche le giornate in cui visiti una gatta anziana gravemente denutrita, ipotermica, priva di coscienza e pensi che non potrà farcela. Invece, dopo qualche ora dalle prime terapie, alza la testa e quando apri la sua gabbietta, si alza, fa le fusa e struscia la testa contro la tua. E allora passa la stanchezza. Ti dimentichi delle tante ore passate a lavoro e ti interessa anche meno se vieni considerato un medico di serie B, perché sentire quelle fusa è tutto quello che ti serve per risvegliarti il giorno dopo e tornare in mezzo a quelle “bestie” che ti rendono tanto felice.

io cagnino

N.b. No, la Frontline non è il mio sponsor e non mi paga per questa foto. 

Basta, me so rotta li cojoni (1)

Oggi sono particolarmente nervosa e vorrei prendere un carro armato e distruggere qualcosa. Dato che non ho trovato un carro armato in casa mia, farò un elenco di cose che ultimamente mi fanno salire la carogna e fanno nascere in me la voglia di gridare un centinaio di vaffanculo al minuto. Probabilmente ci saranno altre puntate, quindi inauguro la rubrica :”Basta, me so rotta li cojoni”.

Pronti.

Partenza.

Via.

  • non sopporto la gente che ostenta i propri impegni lavorativi, delle serie “io lavoro 36 ore al giorno, 8 giorni su 7, non ho ferie, viaggio con il pannolone perché non ho tempo di recarmi nel locale dove è ubicato il sacro trono” e poi ha il tempo di pubblicare 750 post al giorno su fb/wp etc e fa 150 aperitivi a settimana. Anche io faccio un lavoro impegnativo, ma lo ammetto…il tempo per cazzeggiare lo trovo e ne vado fiera.

 

  • non sopporto quelli che alla cassa si mettono a chiacchierare con i commessi. Andate al bar a parlare e non rompete i coglioni a me.

 

  • odio profondamente coloro che ascoltano la musica senza le cuffie per strada, sui bus, sui treni etc. Che lo squaraus vi colga. E che manchi la carta igienica.

 

  • non sopporto (posso dire odio?) i proprietari di animali che si comprano un cane spendendo 1500 euro e poi rompono il cazzo per pagare un vaccino.

 

  • non sopporto chi se ne va senza salutare (anche se si tratta di una conversazione uozzappara)

La lista continuerà prossimamente.

 

Ritratto di blogger (2)

Questa è la seconda puntata della rubrica “Ritratto di blogger”, in cui mi cimento nello scrivere dei semplici racconti che hanno come protagonista un blogger. A differenza della prima puntata, in cui ho scelto una ragazza che conoscevo già al di fuori di WordPress, questa volta il protagonista è una persona che ho incontrato proprio qui quasi due anni fa. [Sì, sono già due anni!! Incredibile!!! (detto alla Piccinini)]. Post dopo post, messaggio dopo messaggio, chiacchierata dopo chiacchierata, posso dire (posso?? ehehe) che siamo diventati amici e sono davvero molto molto felice di questo. Nonostante la distanza, in molte situazioni mi è stata più vicina questa persona che tante altre a due passi da me, ma lui lo sa quindi non dirò niente di più, perché non c’è bisogno di ostentare in pubblico ciò che si sa e si dice nel privato.

In questo racconto (come nel precedente) ci sono molte cose frutto della mia fantasia e altre reali. Ma non sarò certo io a dirvi quali.

Ah, il protagonista lo scoprirete alla fine.

Spero di non annoiarvi troppo.

Buona lettura.

“Eravamo due amici al bar, che volevano cambiare il mondo”

Sono le 7:15. Suona la sveglia e lui allunga la mano verso il comodino e mette fine a quel fastidioso rumore di fondo, che è il diretto responsabile delle prime bestemmie della giornata.

No scusate. Ricomincio.

Sono le 7:15. Suona la sveglia e lui allunga la mano verso il pavimento e mette fine a  quel fastidioso rumore di fondo, che è il diretto responsabile delle prime bestemmie della giornata.

Sì, è così. Lui non ha un comodino. Per questione di comodità, dice.

Come tutte le mattine, lui manda il buongiorno a colei che tutto può e si organizza per affrontare la giornata. Ormai è qualche anno che la sua routine mattutina è la stessa, per cui col tempo è riuscito ad incastrare perfettamente tutte le sue attività in modo tale da potersi alzare il più tardi possibile ma, allo stesso tempo, prepararsi senza aver l’ansia di non riuscire a far tutto. Un buon equilibrio, insomma.

Sono le 7:50. La colazione a base di tè verde è stata fatta, una prima veloce occhiata alle mail è stata data e la giacca di pelle è stata indossata. Manca l’ipod. Recuperato anche quello. Premuto play.

“And be a simple kind of man, be something you love and understand, be a simple kind of man….”

La giornata può iniziare.

Con la musica nelle orecchie e il freddo sui denti, lui pedala fino al negozio. Il suo negozio.

Scende dalla bicicletta e  la appoggia un attimo contro il muro per cercare le chiavi. Apre la porta e la accompagna all’interno del locale. Le dimensioni del mezzo e quelle della porta non permettono un ingresso privo di difficoltà, ma ormai lui conosce esattamente di quanto deve essere inclinata la bici e come devono essere posizionati i suoi pedali, per cui il numero di improperi è decisamente diminuito con il tempo.

La bici viene posizionata sul retro, l’ipod viene spento e la sua musica viene subito sostituita da quella proveniente dallo stereo presente in negozio.

“Come on… Baby don’t you wanna go… Back to that same old place… Sweet home Chicago…”

Lui lavora nel suo piccolo negozio in centro. Sì, proprio lì accanto a quella caffetteria dove fanno i croissant più buoni della città. Il suo percorso di studi, in realtà, lo avrebbe portato da tutt’altra parte, ma lei è sempre stata un pilastro fondamentale della sua vita, quindi eccolo lì, circondato da ciò che ha sempre amato e che ora è riuscito, non senza difficoltà, a far diventare anche il suo lavoro.

Lei è la sua “migliore amica e un’ancora di salvezza in moltissime occasioni” (cit.). Lei è la musica.

Però il suo non è un semplice negozio di musicaperché lui è in grado di indirizzarti verso ciò di cui hai bisogno, è in grado di individuare quell’album che rispecchia esattamente le tue emozioni in quel momento o quell’artista che attraverso i suoi testi racconta proprio ciò che volevi dire tu, ma da solo non eri in grado di farcela. E non è mica una cosa da tutti.

Lui è una sorta di medico, ma al posto del camice indossa la giacca di pelle e una T – shirt acquistata ad un concerto e i suoi farmaci sono sì delle pillole che ti fanno star meglio, ma sotto forma di canzoni. 

Le sue giornate migliori sono quelle in cui da semplici consigli richiesti da un cliente, nascono delle lunghe chiacchierate, in cui ci si confronta (e scontra, a volte) non sono sulla musica ma anche su cinema e libri. Ci sono poi i momenti passati al computer per mettere giù qualche recensione (e sempre di musica si sta parlando) o qualche nuovo racconto. Perché lui scrive e lo fa davvero bene. 

Nonostante il lavoro, nonostante gli impegni, lui riesce anche a trovare il tempo di rispondere ai (non pochi) messaggi di quella sua amica rompiscatole che abita nelle lontane terre del Barolo e della bagna cauda e che, forse, ogni tanto approfitta un po’ troppo della sua gentilezza.

Non so quanto voi amiate la musica e non so quanto sia importante nella vostra vita, ma vi consiglio di dare un’occhiata al suo negozio perché “one good thing about music, when it hits you, you feel no pain“.

Ah, dimenticavo. Non si può trovare un negozio senza conoscerne il nome.

Il nome è Music for Travelers, ovviamente.

 

“I miei amici veri, purtroppo o per fortuna

non sono vagabondi o abbaia luna

per fortuna o purtroppo ci tengono alla faccia

quasi nessuno batte o fa il magnaccia

Contandoli uno a uno non son certo parecchi

son come i denti in bocca a certi vecchi

ma proprio perché pochi son buoni fino in fondo

e sempre pronti a masticare il mondo”

 

pean amic