Di vescovi, corsette e vibratori.

Questa mattina sono andata a correre, perché c’era un bel sole, perché ho bevuto un po’ troppi aperitivi negli ultimi giorni e i leggins push up fanno quello che possono, poveri loro. Mi son messa maglietta e pantaloncini e mi sono fatta una corsetta di trenta minuti, che mi ha anche permesso di ascoltare un po’ di buona musica in tranquillità.

Quando sono tornata a casa, mia mamma mi ha fatto gentilmente notare che avevo i pantaloncini al rovescio. Allora ho capito che quel ragazzo che ho incontrato non mi ha sorriso con intento mallupino, ma mi stava prendendo per i fondelli. Mai una gioia.

Mi sono quindi venute in mente altre bellissime figure di letame che ho fatto nella mia vita, per esempio quando durante l’ora di ginnastica alle medie mi si sono strappati i pantaloni della tuta durante il salto della cavallina e sono rimasta in mutande.

Oppure quando alla comunione della mia cresima, ho detto al vescovo (o almeno credo fosse il vescovo, aveva un cappello comunque) “prego” invece di “amen”, al microfono.

Ma la migliore è senza dubbio questa. Primo appuntamento con Lui. Stavamo chiacchierando al bar quando suona un telefono, con la suoneria identica alla mia. Lui mi chiede se è mio il telefono che sta suonando. Io, con grande naturalezza, rispondo: No, ultimamente uso il vibratore. “Si dice vibrazione, Ilaria” .

Get back, get back, get back to where you once belonged.

Oh, son tornata. Lo so, lo so che vi state chiedendo “ma cosa avrà combinato Ilaria in questi giorni?”. Lo so che vi state mangiando le unghie dei piedi per la curiosità. State tranquilli, ecco un bel riassuntino.

– Ho lavorato, parecchio.

– Mi sono fatta il mio primo tatuaggio. Sono molto soddisfatta del risultato e ne voglio già un altro.

– Nonostante l’inizio settimana un po’ burrascoso, ho passato un bel weekend, finalmente del tutto sereno e ho ripreso il treno la domenica pomeriggio consapevole che ci saremmo rivisti la settimana successiva, quindi sono ancora più felice.

– Ho ricevuto un bellissimo (e inaspettato) regalo.

– Ho fatto un po’ troppi aperitivi, che ritengo responsabili del restringimento dei miei jeans.

– Ho rotto telefono e cosino musicale, nello stesso giorno.

– Ho visto Tacchini in fuga….sì, è successo. Ve lo consiglio, roba forte.

Può nascere un fiore nel nostro giardino

Io corro come il vento che soffia.

 

M’accorgo che correndo verso Y ciò che più desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno,cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me. L’unico pensiero che mi conforta è pure quello che mi tormenta di più: il pensiero che se in questo momento Y sta correndo in direzione di A, anche lei ogni volta che vedrà i fari di un’auto in corsa verso B si domanderà se sono io che corro verso di lei, e desidererà che sia io, e non potrà mai esserne sicura. Ora due macchine che vanno in direzioni opposte si sono trovate per un secondo affiancate, una vampata ha illuminato le gocce della pioggia e il rumore dei motori s’è fuso come in un brusco soffio di vento: forse eravamo noi, ossia è certo che io ero io, se ciò significa qualcosa, e l’altra poteva essere lei, cioè quella che io voglio sia lei, il segno di lei in cui voglio riconoscerla, sebbene sia proprio il segno stesso che me la rende irriconoscibile. Correre sull’autostrada è l’unico modo che ci resta, a me e a lei, per esprimere quello che abbiamo da dirci, ma non possiamo comunicarlo né riceverne comunicazione finché stiamo correndo.

I. Calvino

Il fatto è che si arriva ad un punto in cui bisogna dare un senso a questa corsa. Si arriva ad un punto in cui si pensa che è ora di arrivare al traguardo. E non ho detto alla fine, ma al traguardo. E magari quel traguardo bisognerebbe raggiungerlo insieme, dopo questa lunga corsa, no? Invece a volte si ha la sensazione di aver corso con ritmi diversi. E’ difficile mantenere lo stesso ritmo, me ne rendo conto, e a volte è necessario rallentare un po’  se ci si rende conto che chi sta correndo con noi ha bisogno di un po’ di respiro, bisogna venirsi incontro, aspettarsi. Ma, ovvio, non bisogna approfittarsene. Arriva il momento in cui bisogna svegliarsi, accelerare e decidere se si vuole veramente raggiungere quel benedetto traguardo, senza farsi trascinare costantemente. Sarebbe bello trovare il giusto equilibrio, senza aver bisogno di rallentare o rincorrere, senza aver bisogno di prendere fiato per poter affrontare i metri successivi. Sarebbe bello, già.

I conti non tornano.

Dato che durante la settimana ho poco tempo per dedicarmi alla lettura, questa mattina ho tentato di recuperare. Mi sento in colpa se, neanche quando sono a casa tranquilla e rilassata, non leggo qualcosina o non tento di recuperare informazioni sul mondo che mi circonda.

Quindi, anche questa domenica, ho dato una lettura approfondita degli articoli apparsi su vanityfair.it (frase ad alto contenuto ironico n.d.a).

Ed ecco la notizia del secolo: Kim Kardashian (chi?) fa sesso anche 500 volte al giorno.

Per chi non conoscesse Kim kardashian, ecco una foto.

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Riconosciuta?

A questo punto ho preso la calcolatrice, perché qualcosa non mi torna.

500/24 = 20.8 —–> Questa Kim fa del chupa dance circa 20 volte in un’ora.

Ora arrotondiamo per difetto a 20….

20/60 = 0.3 —–> Quindi abbiamo 0.3 chupa dance al minuto.  In cinque minuti otteniamo un chupa dance e mezzo.

A parte il fatto che non riesco a capire come si può frazionare un chupa dance, cioè quando viene considerato mezzo o addirittura meno di mezzo? E’ un argomento complicato.

Comunque in questo caso, credo che l’espressione “non avere un cazzo da fare” sia abbastanza adeguata.

Buona domenica.

Oh premi!

Ringrazio tantissimo Giuliandgiuls e On Rainy Days per aver pensato anche a me per il Liebster Award!!!

 

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Il Liebster Award è un premio per i migliori blog emergenti che conosciamo, ogni persona nominata può a sua volta nominare come vincitori del premio altri 10 blogger, e cogliere così occasione per farsi conoscere da loro, ma anche per far conoscere i loro blog.

Ecco le regole:

– Rispondere alle 10 domande.
– Nominare altri 10 blog (meglio se con meno di 200 follower).
– Comunicare la nomina ai 10 blogger scelti.

Perché hai aperto un blog? Ne ho parlato recentemente, essenzialmente per capire se ero in grado di portare aventi un piccolo “progetto” senza annoiarmi e abbandonarlo poco dopo averlo iniziato. E son contenta perché ci sto riuscendo.

Ci parli un po’ delle tue passioni? Rispondo parlandovi delle passione che vorrei coltivare ma per vari motivi non lo posso fare. Prima di tutto viaggiare (ma mancano i dindi), il tennis (giocavo parecchio da piccina, ma ora praticamente non più) e la chitarra (poco tempo per imparare veramente qualcosa).

Quanto pensi che i commenti e le interazioni siano utili per un blogger e in che modo? Beh, ovviamente sono molto importanti per confrontarsi, conoscersi, salutarsi, insultarsi (scherzo eheh), qualcuno li usa anche per rimorchiare forse (uahaha).

Di cosa parli nel blog? Il blog è nato essenzialmente per trasmettere la mia grande passione (questa coltivata sempre e comunque) per Fabrizio De André, ma essenzialmente parlo di me, nel bene e nel male.

Hai creato un rapporto di amicizia con altri blogger? Vi siete mai conosciuti personalmente? Chiacchiero con molte persone, ma un rapporto più confidenziale e di amicizia è presente solo con una persona, che ho incontrato personalmente. Chiii? Non lo dico.

Come immagini il tuo blog tra due anni? Vorresti vederlo crescere/cambiare e in che modo? Tra due anni spero che questo blog esista ancora eheh.

La cosa che sai fare meglio? Preoccuparmi della felicità degli altri e meno della mia.

Quanto tempo dedichi al blog? Dipende dal tempo che ho a disposizione.

Come nascono i tuoi post? Nascono da incazzature, sorrisi, incontri, pianti e abbracci.

I Nominati (non  rispetto la regola del blog emergente oppure no. E non sono neanche 10…pardon):

Lemniar

Ysingrinus

Zeus

Romolo Giacani

Emily

Roberto

Lalunasottocasa

 

 

Il virus delle Poste.

Una volta va bene. Cioè, non va bene neanche una volta, ma diciamo che può essere un caso.

Due volte, no. Questo è un virus, una maledizione, un attentato.

Per la seconda volta in due anni, il menisco del mio ginocchio destro soffre. Quindi io soffro, bestemmio e mi intossico con gli antidolorifici.

E mi piacerebbe tanto raccontarvi che mi sono fatta male scalando una montagna, prendendo a calci un coccodrillo, facendo sesso selvaggio mentre scalo una montagna e ogni tanto prendo a mazzate un coccodrillo (tipico animale di montagna) che passa da quelle parti, disturbandomi.

Invece no, quel dolore acuto al menisco destro mi è comparso facendo la fila alla Posta.

Ero lì, con la carogna perché io avevo la lettera A e invece chiamavano sempre la C, W, Z e Q e all’improvviso TRAC, fitta e bestemmie.

Io non ho niente contro le Poste (quasi niente), ma ci deve essere un nesso.

Per forza.

Comunque ora cammino come Dr. House, ho un male porco e il ginocchio gonfio.

Propongo un nuovo slogan per le Poste: Poste Italiane, un male cane.

(E mi sono contenuta, con lo slogan).