Per te che sei volata in cielo su una stella.

Non avevi un carattere semplice. Abbiamo litigato parecchie volte, ma abbiamo sempre fatto pace. Sei la persona che, più di tutte, mi ha trasmesso l’amore per gli animali e il rispetto per la natura. Da piccola mi piaceva tantissimo dormire a casa tua, in mezzo ai boschi, svegliarmi, aprire la porta di casa e trovarmi di fronte almeno cinque cani, galline, galli, caprette e un numero indefinito di gatti.

Mi hai insegnato che si può essere felici con poco, mi hai insegnato l’umiltà e la generosità.

Forse ce lo siamo dette poche volte, ma ci volevamo davvero tanto bene.

Ciao nonna.

 

 

“Dai lo sai che non mi va di parlare di me, delle cose mie”

Ti dirò, all’inizio non mi stavi neanche tanto simpatica. Alzavi sempre la mano durante le ore di istologia per fare un sacco di domande, rispondevi sempre subito quando la professoressa chiedeva qualcosa alla classe. Mi sembravi una di quelle secchione super-pignole, una di quelle che se la tirano.

Invece mi sbagliavo. Gli anni dell’università mi hanno regalato esperienze bellissime, ma soprattutto ho conosciuto persone meravigliose e tra queste ci sei tu. Sei sempre stata la più saggia del gruppo, la più matura. Sei generosa, forse troppo. E quando si è troppo generosi, quando si pensa sempre troppo al bene degli altri e troppo poco a se stessi, si arriva al punto di non farcela più.

Tu ci sei sempre stata. C’eri quando non mi presentavo agli esami perché avevo troppa paura e tu mi spronavi. C’eri quando alla sera in quella isolata città mi sentivo sola, allora si organizzava un aperitivo. “Solo una birra, recupero gli appunti e torno a casa eh!” E poi quella sera le cose andarono diversamente e io finii sul terrazzo ad imitare (egregiamente) Belen Rodriguez con mezzo litro di gin nello stomaco (e poi nella bacinella…).

C’eri quando quasi un anno fa mi è crollato il mondo addosso e niente aveva un senso. Mi hai aiutata a ragionare su quello che era successo e mi hai aiutata ad affrontare il periodo più difficile della mia vita.

Ora, TU devi imparare ad essere egoista. Ora tu devi pensare un po’ a te stessa perché la “Simo super-donna” che aiuta sempre tutti ha esaurito le pile. Affronta questi mesi con la concentrazione che serve, perché saranno stressanti e complessi.

Gli altri ora possono aspettare.

La tua Belen.

“Oh mio dio, mi è caduta la spallina” (son cose nostre, scusate).

bacetto

 

 

Siete tre stronzi.

Quante volte guardando un film abbiamo pensato: ” questa scena avrei tanto voluto viverla in prima persona”?

(Quanti di voi ora stanno pensando ad un film porno/scene di sesso selvaggio con strafighe-strafighi-entrambi? Non lo so e non lo voglio sapere. Io non l’ho pensato perché sono una santissima donna, come ben sapete……….).

Comunque, ora vi propongo alcune scene che mi sarebbe piaciuto vivere personalmente e alcune non escludo di riproporle in qualche occasione.

 

– Partiamo subito con il mio sogno nel cassetto. La mia più grande aspirazione. Un giorno mi si presenterà l’occasione e lo farò. Sappiatelo.

 

– Qui andiamo sul classico.

 

– Qui intendo la mossa stile wrestling, ovviamente…

 

– Eh. Qui c’è poco da dire.

 

– Anche io ho un disperato bisogno di Chanel.

 

– Posso tenerti con me?

 

– Segua quella macchina!

 

Naturalmente ce ne sono moltissime altre e magari farò una seconda puntata.

E voi, quale scena cinematografica avreste voluto vivere? (Fate i bravi, né).

Un CULOTTO è per sempre.

Non ne ho mai parlato perché sono una persona molto modesta, ma io sono una grandissima cuoca e questa sera vorrei proporvi una ricetta facile, ma molto d’effetto.

Si tratta di biscottini di pasta frolla (per la ricetta della pasta frolla cercate su google. In alternativa compratela già fatta).

Che novità! Direte voi.

Un attimo.

Questi biscottini di pasta frolla sono originali.

Perché? Direte voi.

Perché hanno una forma singolare.

Ecco, vi presento i CULOTTI.

culotti1

Sono dei graziosi biscottini a forma di sedere. Ottimi per ogni occasione.

Ecco i CULOTTI dopo la cottura.

culotti2

 

 

Ottimi se accompagnati da marmellata o nutella.

Io li avevo fatti per San Valentino.

Li ho riproposti questa mattina a colazione e Lui li ha apprezzati. Giuro.

Chi non vorrebbe svegliarsi e sentire il dolce profumo di un CULOTTO? Chi? chi?

 

Un CULOTTO è per sempre.

 

Di zebedei, erba e cacche.

Durante questo primo mese di lavoro ho imparato parecchio, ho conosciuto tanti (più o meno piccoli) simpatici pazienti, ho pianto per la morte di alcuni di loro e ho dovuto interagire con i proprietari.

Ecco alcune perle di saggezza:

– Dottoressa, ma non ho capito…quindi lei gli fa sparire gli zebedei?

(Ecco, sono diventata una piccola maga specializzata in sparizione di zebedei…”Uno, due, tre e la palla più non c’è!”).

– Io: ” Il suo cane beve molto?”

Signore: “In effetti sì, mangia molta erba”

verdone

(Ah, quindi il cane la mangia…e lei invece?)

 

– “Dottoressa, lo sa che il mio cane fa una cacca talmente bella che viene voglia di tenersela per ricordo!!”

(Ecco un bel souvenir, basta con la Torre di Pisa, basta con le gondole di Venezia, ora sulle vostre televisioni e sui vostri mobiletti del telefono ci saranno delle splendide, meravigliose e profumatissime cacche. Disponibili anche luminose e con brillantini).

 

Alla prossima 😀

Saluti dal mio Oscar.

oscar ben vestito

Per consegnare alla morte una goccia di splendore.

Perché scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O anche solo per essere protetto dal ricordo di una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile.

Fabrizio De André

Domani è il sedicesimo anniversario della morte di Fabrizio De André.

Tutti gli anni in questi giorni penso “Cosa avrebbe scritto il Faber sugli avvenimenti, nazionali ed internazionali, degli ultimi anni? Cosa avrebbe scritto su se stesso?”. Purtroppo a queste domande non c’è risposta, ma abbiamo la possibilità di ascoltare ciò che ha scritto in passato e riflettere sul fatto che il tutto è ancora attuale.

De André manca. Manca un artista in grado di leggere, in maniera così precisa, quasi chirurgica (ma mai fredda o distaccata) i sentimenti e i cambiamenti delle persone e della società intera. Manca un artista con la sua stessa continua voglia (e necessità) di scoprire e di scoprirsi. Manca la sua eleganza nel mettere nero su bianco pensieri anche molto pungenti. Manca un artista che sappia parlare dell’amore come faceva lui, oggi molti scrivono sull’amore, ma non dicono nulla se non un insieme di banalità. Siamo circondati da tanti Fabio Volo che scrivono piccole parole vuote e insignificanti.

Manca Fabrizio De André e come già dissi l’anno scorso, mi rimane il grande rimpianto di non averlo mai conosciuto.

Quei giorni perduti a rincorrere il vento.

Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l’amore poteva tutto. «È vero» le rispose lui «ma farai bene a non crederci» G.G. Marquez

 

Ma non lo vedi come passa il tempo?
Come ci fa cambiare?
E noi che siamo come cani.
Senza padroni.
So che tu lo sai perfettamente,
come ti devi comportare.
Abbiamo avuto tempo
sufficiente per imparare.
E poi lo sai che non vuol dire niente
dimenticare.

F. De Gregori

fiocco neve

Cantare il Faber (2)

Nel post di qualche giorno fa avevo dimenticato parecchie cover di canzoni di Fabrizio De André, quindi ecco qui la seconda parte.

Non si può non citare la Pfm, che con De André ha collaborato e ha reinterpretato moltissime sue canzoni. Ho scelto Zirichiltaggia perché è una bella testimonianza dell’amore del Faber per la cultura sarda.

 

Ottima l’interpretazione di Khorakhané della Mannoia, la sua voce elegante e mai esagerata si sposa perfettamente con il tema (non semplice) della canzone.

 

Hotel Supramonte è una canzone che amo e in cui De André racconta del suo sequestro, quindi è un brano molto personale, intimo e per questo ho molta difficoltà ad ascoltarlo cantato da una voce diversa da quella del Faber. Nonostante ciò, è apprezzabile la versione di Roberto Vecchioni.

 

Io ho sempre avuto un debole per Jannacci, era un uomo di grande cultura e sensibilità e la sua delicata versione di Via del campo (seppur molto diversa da quella di Fabrizio) mi ha sempre emozionato e vi consiglio di ascoltarla [sì, ci sarebbe la storia del plagio, ma poi De André e Jannacci si sono chiariti, quindi parole di De André e musica di Jannacci].

 

Nel reparto “schifezza” c’è Amico fragile cantata da Vasco Rossi. Il Faber l’ha descritta come la sua canzone più rappresentativa, qui si espone, si descrive e critica se stesso e la società in cui vive (o sopravvive). L’interpretazione di Vasco è penosa, quindi caro Vasco prendi per mano il Liga e insieme meditate sui vostri errori.

 

E qui si chiude la seconda puntata. Forse, alla prossima 🙂

 

Quante persone possono farti sentire straordinario?

 

 

Oggi è stata proprio una brutta giornata.

Sei stato un paziente simpatico e collaborativo, preferivi le pappe per gatti e non facevi mai i bisogni nella gabbietta, ma aspettavi la passeggiata. Probabilmente ti volevo bene più io che ti conoscevo da dieci giorni rispetto ai tuoi proprietari. Ma non prendertela, peggio per loro.

Un cane può trovare, perfino nel più inutile di noi, qualcosa in cui credere (cit).